Dati e percentuali

In questo nuovo periodo in cui si respira un’aria diversa, piena di speranza e voglia di fare bene.
Con l’appuntamento mensile ho sempre l’obiettivo condividere contenuti interessanti e
sono certo che è sua abitudine valutare numeri e statistiche di come si muove il mondo del turismo e dei servizi connessi.
Per questo motivo volevo condividerle anche il nostro impegno nel ricostruire il quadro italiano della Hotel Background Music, uno scenario molto importante della nostra Hotelerie.
Se è vero che parliamo da anni dell’Experience è altrettanto vero che adesso, personalizzarla investendo su ogni senso, è un passaggio fondamentale per renderla ancora migliore.
Grazie a un gran lavoro di ricerca ecco i numeri che fanno riflettere, perché la gestione della musica appare ben diversa a seconda della direzione italiana o straniera dell’hotel.
1) con la direzione familiare e di società italiane:
• in quasi l’80% dei casi la scelta della musica d’ambiente è fatta internamente, spesso delegata al gusto di qualche collaboratore che si affida alle playlist già preconfezionate di Spotify e You Tube (alcuni utilizzano ancora cd, ipod o chiavine usb con mp3);
• il 34% si affida a professionisti (spesso inglesi) e solo l’11% dei quali italiani (alcuni autorizzati da Siae e Scf, altri no);
2) con la direzione di gruppi stranieri:
• il 70% delle catene straniere affida ai music providers esteri la gestione della musica;
• il 21% utilizza comunque Spotify e YouTube;
• solamente il 6% si affida a professionisti italiani.
È uno scenario contrastante che non permette di raggiungere i massimi livelli di qualità oggi richiesti.
Perché?
Perché l’ascolto non è tutelato e si ripercuote sulla percezione dell’intera Experience riducendo l’efficacia dell’impegno quotidiano per eccellere su ogni dettaglio.
1) Nel primo caso perché all’interno delle playlist già pronte disponibili su Spotify e YouTube l’armonia è affidata al “caso”. Alcune volte ciò che ascoltiamo può andarci bene, altre volte ecco incontrare “note stonate”.
2) Nel secondo caso perché spesso il mood di un Music Provider straniero non è coerente con il sound richiesto dal territorio che richiede accuratezza e conoscenze specifiche, soprattutto quando il target è legato anche (o soprattutto) ad una clientela estera.
Adesso che conosce questi dati è una buona occasione per fare un confronto: chi sceglie la Musica nel suo hotel ?
PS: colgo l’occasione per condividerle anche il video sul ritorno sull’investimento della Musica: La Musica giusta fa vendere di più
Buon ascolto 😉
Marco Solforetti